Malgrado le premesse ed una prima sequenza più che esplicativa, non aspettatevi voyeurismo e compiacimento: anzi, l'idea e la forza di WILD SIDE è di costruirsi sulla sensibilità di un pudore dei sentimenti, di un'esigenza degli affetti che contrasta con la violenza e l'eventuale sovversione di quanto accade. Più che di una progressione drammatica della quale la condizione sociale oltre che sessuale proprio non necessita, il film vive di un mosaico di situazioni emotive, presenti o proiettate nell'infanzia. Che la sempre affascinante fotografia di Agnès Godard iscrive nei paesaggi rarefatti del nord della Francia: quasi che la bellezza di tanta solitudine potesse stemperare quella dell'intimo dei personaggi.

Marginalità e accettazione della propria sessualità, certo; ma egualmente estraneità da un corpo sociale, relazionale e affettivo. Spazio ormai più spirituale che fisico: che il cinema a fior di pelle, silenzi e tempi lunghi dell'autore di PRESQUE RIEN indaga con l'intelligenza di un ritegno che nasce dall'emozione.